MFormazione "il FIGLIO dell'UOMO" ARGOMENTO dalla STAMPA QUOTIDIANA
Buon Natale e Felice Anno Nuovo,
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Rassegna Stampa - L'Argomento di Oggi 2010-01-22NEW YORK - Alza il tiro e porta un nuovo attacco alle banche. Il presidente americano Barack Obama adotta la linea dura contro gli "eccessi sconsiderati di Wall Street" che non solo deve "restituire gli aiuti", ma deve dire addio alle vecchie pratiche e ai rischi eccessivi che hanno spinto il sistema finanziario e l'economia "sull'orlo del collasso". PECHINO - Il ministero degli Esteri cinese ha definito "dannoso" per i rapporti con gli Usa il discorso di Hillary Clinton contro la censura su internet. |
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DG Studio TecnicoDalessandro Giacomo 40° Anniversario - SUPPORTO ENGINEERING-ONLINE |
Internet, l'informatore, ll Giornalista, la stampa, la TV, la Radio, devono innanzi tutto informare correttamente sul Pensiero dell'Intervistato, Avvenimento, Fatto, pena la decadenza dal Diritto e Libertà di Testimoniare.. Poi si deve esprimere separatamente e distintamente il proprio personale giudizio..
Il Mio Pensiero:
Dal Sito Internet del SOLE 24 ORE per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.ilsole24ore.com2010-01-22 President Obama Calls for New Restrictions on Size and Scope of Financial Institutions to Rein in Excesses and Protect Taxpayers
WASHINGTON, DC- President Obama joined Paul Volcker, former chairman of the Federal Reserve; Bill Donaldson, former chairman of the Securities and Exchange Commission; Congressman Barney Frank, House Financial Services Chairman; Senator Chris Dodd, Chairman of the Banking Committee and the President's economic team to call for new restrictions on the size and scope of banks and other financial institutions to rein in excessive risk taking and to protect taxpayers. The President’s proposal would strengthen the comprehensive financial reform package that is already moving through Congress. "While the financial system is far stronger today than it was a year one year ago, it is still operating under the exact same rules that led to its near collapse," said President Barack Obama. "My resolve to reform the system is only strengthened when I see a return to old practices at some of the very firms fighting reform; and when I see record profits at some of the very firms claiming that they cannot lend more to small business, cannot keep credit card rates low, and cannot refund taxpayers for the bailout. It is exactly this kind of irresponsibility that makes clear reform is necessary."
The proposal would: 1. Limit the Scope - The President and his economic team will work with Congress to ensure that no bank or financial institution that contains a bank will own, invest in or sponsor a hedge fund or a private equity fund, or proprietary trading operations unrelated to serving customers for its own profit. 2. Limit the Size - The President also announced a new proposal to limit the consolidation of our financial sector. The President’s proposal will place broader limits on the excessive growth of the market share of liabilities at the largest financial firms, to supplement existing caps on the market share of deposits. In the coming weeks, the President will continue to work closely with Chairman Dodd and others to craft a strong, comprehensive financial reform bill that puts in place common sense rules of the road and robust safeguards for the benefit of consumers, closes loopholes, and ends the mentality of "Too Big to Fail." Chairman Barney Frank’s financial reform legislation, which passed the House in December, laid the groundwork for this policy by authorizing regulators to restrict or prohibit large firms from engaging in excessively risky activities.
As part of the previously announced reform program, the proposals announced today will help put an end to the risky practices that contributed significantly to the financial crisis. |
Traduzione con l'ausilo per le lingue di
Presidente chiede Obama per nuove restrizioni sulle dimensioni e della portata delle istituzioni finanziarie di Rein in eccessi e la protezione dei contribuenti WASHINGTON, DC-presidente Obama si è iscritto a Paul Volcker, ex presidente della Federal Reserve, Bill Donaldson, ex presidente della Securities and Exchange Commission, Barney Frank, House Financial Services Chairman; il senatore Chris Dodd, presidente della commissione bancaria e del Presidente team economica per chiedere nuove restrizioni sulle dimensioni e la portata delle banche e altri istituti finanziari per frenare l'assunzione di rischi eccessivi e per proteggere i contribuenti. La proposta del Presidente si rafforzerebbe il pacchetto globale di riforma finanziaria che si sta già muovendo attraverso il Congresso. "Mentre il sistema finanziario è di gran lunga più forte rispetto a quello di un anno un anno fa, è ancora operativo in base alle norme esattamente le stesse che hanno portato alla sua caduta vicino", ha detto il presidente Barack Obama. "La mia volontà di riformare il sistema è solo rafforzata quando vedo un ritorno a vecchie pratiche presso alcune delle imprese di combattimento molto la riforma, e quando vedo profitti record a una parte delle imprese molto sostenendo che essi non possono dare di più per le piccole imprese, non può mantenere i tassi di carta di credito a basso, e non può rimborsare i contribuenti per il salvataggio. E 'esattamente questo tipo di irresponsabilità che rende chiara la riforma è necessaria ". La proposta sarebbe: 1. Limitare la portata - Il Presidente e il suo team economici lavoreranno con il Congresso per garantire che nessuna banca o istituzione finanziaria che contiene una banca propria volontà, o sponsor investire in un hedge fund o di un fondo di private equity, o di operazioni di negoziazione per conto proprio ed estranei a servire i clienti per il proprio profitto. 2. Limitare le dimensioni - Il Presidente ha inoltre annunciato una nuova proposta per limitare il consolidamento del nostro settore finanziario. La proposta del Presidente porrà limiti più ampia sulla eccessiva crescita della quota di mercato delle passività a maggiori imprese finanziarie, per integrare tappi esistenti sulla quota di mercato dei depositi. Nelle prossime settimane, il presidente continuerà a lavorare a stretto contatto con il presidente Dodd e altri di costruire una forte e completa legge di riforma finanziaria che mette in atto le norme di buon senso della strada e le garanzie solide per il beneficio dei consumatori, si chiude scappatoie, e finisce la mentalità del "too big to fail". normativa Chairman Barney Frank's riforma finanziaria, che passò alla Camera nel mese di dicembre, ha gettato le basi per questa politica, che autorizza le autorità di regolamentazione per limitare o vietare le grandi imprese di impegnarsi in attività troppo rischiose. Come parte del programma, già annunciato la riforma, le proposte annunciate oggi contribuire a porre fine alle pratiche a rischio che hanno contribuito in modo significativo alla crisi finanziaria. |
AVVENIRE per l'articolo completo vai al sito internet http://www.avvenire.it2010-01-22
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CORRIERE della SERA
per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.corriere.it2010-01-22 Obama: "Banche rendano gli aiuti e Wall Street limiti gli eccessi" Il presidente Usa preme sul Congresso per l'approvazione della riforma finanziaria NEW YORK - Alza il tiro e porta un nuovo attacco alle banche. Il presidente americano Barack Obama adotta la linea dura contro gli "eccessi sconsiderati di Wall Street" che non solo deve "restituire gli aiuti", ma deve dire addio alle vecchie pratiche e ai rischi eccessivi che hanno spinto il sistema finanziario e l'economia "sull'orlo del collasso". BANCHE - "L'irresponsabilità" mostrata dagli istituti con "i bonus osceni" e i maxi-utili rende sempre più evidente la necessità di una riforma della finanza, per la quale Obama è pronto a "lottare" contro le banche e il loro esercito di lobbisti, e nella quale propone di includere paletti alle dimensioni delle banche, affinchè non diventino troppo grandi da non poter fallire ("I contribuenti non dovranno mai più essere ostaggio delle banche troppo grandi per fallire"), e alle loro attività rischiose, soprattutto di proprietary trading e legate agli hedge fund. Paletti quindi alle eccessive prese di rischio delle società, che sono uno dei motivi della crisi e, spiega, "delle cause della crisi non possiamo dimenticarci". WALL STREET - Affermazioni che arrivano come una doccia gelata su Wall Street, che chiude la seduta in pesante calo: i listini accusano la flessione più pesante da tre mesi. Il Dow Jones arretra del 2% e il settore bancario affonda: JPMorgan perde il 6,6%, Bank of America il 6,2%, Goldman Sachs il 4,1% e Citigroup il 5,5%. La proposta, con cui Obama "dichiara guerra a Wall Street", rappresenta "il maggior giro di vite in termini di norme dal 1930", scrive il Financial Times. Infatti, se saranno adottate le misure - secondo alcuni osservatori - porteranno il sistema indietro di anni: le nuove iniziative dell'amministrazione, infatti, sembrano trarre ispirazione dal "Glass-Steagall Act", entrato in vigore dopo la Grande Depressione e che proibiva alle banche commerciali, o a società da queste controllate, di sottoscrivere, detenere, vendere o comprare titoli emessi da imprese private. Le banche quindi potrebbero essere costrette a decidere fra l'attività retail e quella di proprietary trading, e di conseguenza a separarsi. "Il private equity e il proprietary trading non hanno causato la crisi. Un ritorno al "Glass-Steagal"l non è realistico. Noi non cambieremo il nostro status", commenta il chief financial officer di David Viniar. La Casa Bianca però smentisce la volontà di Obama di voler tornare al"Glass-Steagall," che di fatto imponeva una divisione fra le banche commerciali e quelle di investimento. "Il sistema finanziario è decisamente più forte oggi di quanto non fosse un anno fa, ma continua a operare con le stesse regole che lo hanno spinto sull'orlo del collasso. La mia determinazione a riformare il sistema - afferma Obama - viene rafforzata dal vedere che le vecchie pratiche ritornano nelle aziende che si oppongono alla riforma; quando vedo profitti record in quelle società che dicono di non poter concedere prestiti alle piccole e medie imprese, di non poter mantenere bassi i tassi di interesse sulle carte di credito, e di non poter restituire le risorse stanziate dai contribuenti". Premendo sul Congresso per l'approvazione della riforma della finanza, Obama invita le banche "a lavorare insieme", nella consapevolezza che "veniamo da una crisi terribile. Gli americani hanno pagato un prezzo elevato: non possiamo tornare al business as usual. E per questo ci assicureremo che le banche restituiscano i fondi ricevuti, limiteremo gli eccessi di Wall Street e approveremo la riforma della finanza". E questo anche perchè un sistema finanziario più stabile aiuta l'economia. "Stiamo lavorando per rilanciarla. Gli sforzi del governo hanno aiutato a prevenire una nuova Depressione. Gli Stati Uniti erano sull'orlo di nuova Grande Depressione" aggiunge Obama che, in un'intervista all'emittente televisiva Abc rilasciata nelle ultime ore, prevede per il 2010 "prospettive economiche molto migliori". (Fonte: Ansa) 21 gennaio 2010(ultima modifica: 22 gennaio 2010)
la Replica del ministro degli Esteri Pechino alla Clinton: il suo appello danneggia i rapporti bilaterali Il segretario di Stato Usa ha chiesto di indagare in modo approfondito sui motivi della rottura con Google PECHINO - Il ministero degli Esteri cinese ha definito "dannoso" per i rapporti con gli Usa il discorso di Hillary Clinton contro la censura su internet. Un discorso che ha sollevato una controversia con Pechino sulla politica informatica, esplosa dopo che Google, primo motore di ricerca al mondo, ha minacciato di ritirarsi dalla Cina dopo aver lamentato episodi di intrusione di hacker e di censura. Clinton ha criticato le politiche informatiche di Cina e Iran, chiedendo a Pechino di indagare su quanto denunciato da Google a proposito di intrusioni di hacker e censura. I media cinesi hanno respinto l'appello di Washington a liberare Internet dalla censura, ma a dimostrazione che il tema è delicato, gli articoli cinesi che contenevano critiche sono stati poi eliminati dal web. Redazione online 22 gennaio 2010 |
REPUBBLICA per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.repubblica.it2010-01-22 Il presidente annuncia l'intenzione di limitare l'operatività delle aziende di credito per impedire che si ripetano le condizioni che hanno portato al crack: "Non possiamo semplicemente tornare ai soliti affari". A picco le quotazioni Obama alla banche: "Basta con il trading" Obama alla banche: "Basta con il trading" Il presidente Obama mentre annuncia la riforma WASHINGTON - Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha proposto di fissare nuovi limiti alle dimensioni delle passività e alle pratiche di trading delle grandi banche, dicendo di voler impedire un ritorno alle "vecchie abitudini" che hanno portato al crollo finanziario. Obama si è fatto promotore di nuove regole per impedire alle banche, o alle istituzioni finanziarie a cui fanno capo delle banche, di possedere, investire o sponsorizzare un hedge fund o un fondo di private equity. Le norme, inoltre, impedirebbero alle istituzioni finanziarie di realizzare operazioni di trading proprietario, ovvero effettuate con i fondi della banca, salvo quelle funzionali ai clienti. Un funzionario della Casa Bianca, dopo il discorso di Obama, ha rimarcato il concetto: le banche potranno realizzare operazioni di trading proprietario soltanto se legate al business dei clienti. "Anche se il sistema bancario è molto più forte oggi di quanto non fosse un anno fa, sta ancora operando secondo le stesse regole che lo hanno portato in prossimità del collasso" ha detto Obama, parlando della proposta per limitare i rischi legati alla crescita eccessiva dei gruppi bancari e ai legami tra banche commerciali e fondi speculativi. Il presidente Usa si è appellato a riforme basate sul "buon senso" al fine di proteggere i contribuenti da future crisi finanziarie. Le nuove proposte, ha detto Obama, eviteranno che i contribuenti vengano "tenuti in ostaggio" da banche divenute troppo grandi per fallire e che costituiscono un rischio per l'intero sistema finanziario. Obama ha detto anche che agli istituti che beneficiano delle rete di salvataggio Usa non dovrebbe essere permesso tornare a un trading per profitto. "Non possiamo semplicemente tornare ai soliti affari", ha detto Obama, indicando la necessità di frenare gli eccessi e gli abusi che hanno fatto quasi crollare il sistema finanziario. Il discorso di Obama si è tradotto in un crollo dei titoli bancari: JP Morgan Chase & Co arretra di oltre cinque punti percentuali, Citigroup di quasi il 6% e Bank of America del 6,5% circa. Goldman Sachs, che oggi ha comunicato una trimestrale con risultati migliori delle attese, lascia sul terreno quasi il 5%. (21 gennaio 2010) Tutti gli articoli di Economia
Operazione contrattacco dal nostro corrispondente FEDERICO RAMPINI NEW YORK - Un duro colpo alle banche con dei limiti severi alla speculazione finanziaria. Una bordata di accuse alla Corte suprema per la sentenza permissiva sul ruolo delle lobby nella politica americana. A 24 ore dalla batosta elettorale nel Massachusetts, Barack Obama passa al contrattacco. La Casa Bianca delle ultime settimane sembrava un fortino in stato d'assedio. Ora è lui che riprende l'offensiva. Troppo a lungo aveva lasciato l'iniziativa alla destra populista, che ha scaricato sulle sue spalle tutte le responsabilità della crisi economica. Non aveva reagito mentre a sinistra cresceva la disillusione, quasi un senso di tradimento per le riforme mancate, quel dubbio terribile espresso nelle parole del Premio Nobel Paul Krugman che sul sito del New York Times sfoga la sua amarezza: "Obama non era quello che aspettavamo". La débacle elettorale di Boston non ha solo sottratto al partito del presidente la maggioranza qualificata al Senato, indispensabile per evitare l'ostruzionismo repubblicano contro le riforme. Quel divorzio tra gli elettori e il partito del presidente nella culla del kennedysmo, è il segnale che si sfalda a una velocità impressionante il blocco sociale che stava dietro Obama. Il miracolo del novembre 2008 era stata la capacità di cementare una coalizione eterogenea di lavoratori ed élites pacifiste, di nuove generazioni e di minoranze etniche, insieme con una quota decisiva di ceto medio moderato e indipendente. Lo slogan obamiano del "cambiamento" fu capito in modi molto diversi da ciascuna di quelle categorie, ognuna delle quali ora è delusa. Dopo un anno al governo il carisma del leader non basta a prolungare l'equivoco. Più ancora che dalla sua notevole personalità, il miracolo elettorale del 2008 era stato consentito dalla maggiore recessione da 70 anni. La crisi non è più così acuta ma i disagi sociali restano gravi. Nella vorticosa accelerazione del ciclo politico e dell'informazione, una parte della società americana ha già scordato le responsabilità di otto anni di Amministrazione Bush, e di tutto chiede i conti al presidente attuale. Perciò la prima mossa di Obama ieri è stata il blitz contro Wall Street: per tornare dalla parte dell'economia reale, dei cittadini, e rimettere nel mirino i veri colpevoli del disastro. Raramente lo avevamo sentito così aggressivo. "La mia determinazione a riformare il sistema bancario - ha detto - è rafforzata dalla loro irresponsabilità. Vedo tornare i profitti-record, nelle stesse banche che pretendono di non poter fare credito alle piccole imprese, che non rimborsano gli aiuti di Stato ai contribuenti, che non abbassano i tassi d'interesse sulle carte di credito". Con scarso senso del tempismo, proprio ieri la Goldman Sachs annunciava 13 miliardi di profitti e 16 miliardi di gratifiche ai suoi dipendenti. La reazione di Obama: le banche che raccolgono risparmio con i depositi non potranno più investire fondi propri in Borsa, né detenere hedge fund.
L'altra cosa "di sinistra" Obama l'ha detta attaccando la sentenza della Corte suprema, con una virulenza inusuale per qualsiasi presidente degli Stati Uniti. L'alto organo costituzionale è dominato da giudici conservatori o addirittura reazionari, una stratificazione dovuta alle nomine di quattro presidenti di destra (Gerald Ford, Ronald Reagan, i Bush padre e figlio). Ieri, stracciando decenni di giurisprudenza in senso contrario, la Corte ha regalato una libertà assoluta nei finanziamenti alla politica. "È un semaforo verde per un'invasione dei poteri forti del denaro - ha denunciato Obama - è il trionfo dei petrolieri, di Wall Street, delle assicurazioni sanitarie private, che soffocheranno la voce dei cittadini americani". È un bel cambiamento di tono rispetto all'Obama ottimista e conciliante, quasi angelico, che per dodici mesi ha cercato di smussare i conflitti, di sottolineare sempre il positivo, di praticare l'ottimismo della volontà. Ecco un presidente che ora sembra dire ai suoi: da qui alle legislative di novembre è tutta campagna elettorale, serrate i ranghi e non sbagliate un solo colpo. Al tempo stesso Obama è veloce nel mollare la zavorra che lo stava affondando. Ha capito di essersi intestardito anche troppo sulla riforma sanitaria. Non è tutto perfetto in quel progetto. Oltre a penalizzare le assicurazioni private, impone dei costi anche al ceto medio. In un paese profondamente liberista è arduo fare accettare l'obbligo universale di assicurarsi. Ora il presidente è disponibile a ripiegare su una mini-riforma, da portare a casa il più presto possibile, per spostare l'attenzione sulle vere priorità degli americani: il lavoro, la casa. Da qui alle legislative, dove Obama potrebbe addirittura perdere la maggioranza al Congresso, dieci mesi sono perfino pochi per divincolarsi dallo stato d'assedio. La destra che sembrava agonizzante un anno fa, è ripartita con un potente movimento dal basso, la rivolta anti-tasse del Tea Party che ricorda la rivoluzione conservatrice reaganiana. Hanno accerchiato la Casa Bianca con una manovra a tenaglia. Lo aggrediscono da destra sul terrorismo, sull'aborto, da "sinistra" accusando questa Amministrazione di avere aiutato nella crisi economica soprattutto Wall Street. Nessun errore è più consentito a Obama. Non quello di fidarsi troppo della propria intelligenza, del proprio talento, e della buona fede dell'opposizione. Con l'attacco frontale a Wall Street, e denunciando il denaro sporco che inquina la politica con il placet dei giudici di destra, il profeta idealista della riconciliazione nazionale ha riscoperto che in politica esiste anche questo: il nemico. © Riproduzione riservata (22 gennaio 2010) Tutti gli articoli di Economia
La Cina: "Discorso Clinton su Internet dannoso per relazioni con gli USa" PECHINO - Il ministero degli Esteri cinese ha definito "dannoso" per i rapporti con gli Usa il discorso di Hillary Clinton che ieri ha accusato la Cina di censura su Internet. Accuse "irragionevoli" replica Pechino, che "negano la realtà e danneggiano le relazioni tra i due Paesi" si legge in una nota pubblicata sul sito del ministero degli Esteri. "Internet in Cina è aperta e la Cina è il Paese più attivo nello sviluppo di Internet" ha detto il portavoce del ministero degli Esteri, Ma Zhaoxu, sottolineando che "alla fine dell'anno scorso i netiziens cinesi hanno raggiunto la cifra di 384 milioni e ci sono 3,68 milioni di website, 180 milioni di blog". "La Cina ha la sua situazione nazionale e le sue tradizioni culturali e gestisce Internet in accordo con le sue leggi e con le pratiche internazionali", aggiunge il ministero in una nota pubblicata sul suo sito che si conclude esprimendo la "speranza" che gli Usa "rispettino gli impegni presi dai leader dei due Paesi" per uno sviluppo delle relazioni tra loro. (22 gennaio 2010)
Clinton contro la censura web "La Rete è per la democrazia" Il discorso trasmesso sul web in diretta: "Lotteremo per la libertà di comunicazione". Con un messaggio per Pechino: "Conseguenze per qualsiasi cyberattacco"di KATIA RICCARDI Clinton contro la censura web "La Rete è per la democrazia" Hillary Clinton WASHINGTON - "Mai come in questo periodo l'informazione è stata libera e globale. O avrebbe la libertà di esserlo. L'accesso libero all'informazione è fondamentale per la democrazia", così Hillary Clinton, segretario di Stato americano, ha cominciato il discorso trasmesso online in tutto il mondo dal Newseum di Washington ("Un monumento alla libertà di informazione", l'ha definito la Clinton), per difendere la libertà di espressione su Internet e chiarire che chiunque lanci cyberattacchi dovrà subirne le conseguenze, sia che si tratti di individui sia di Paesi. Un intervento durissimo, sull'onda della guerra Google-Cina. Sulla censura di Pechino "ci aspettiamo una spiegazione dal governo cinese", ha detto. "La possibilità di operare con fiducia nel ciberspazio è critica in una società e in un'economia moderne. Avremo ulteriori commenti su questa questione quando i fatti diventeranno chiari". VIDEO: LA CONFERENZA La Rete per Haiti. L'ex first lady ha ricordato l'importanza di Internet e delle nuove comunicazioni, come i messaggi telefonici, anche nella vicenda di Haiti, sia per i salvataggi che per gli aiuti e le donazioni mandate tramite la Rete. "Gli Stati Uniti sostengono una Rete globale e libera. Il primo emendamento della nostra Costituzione è il fondamento della libera espressione, della libertà di parola e stampa. Oggi va applicato tenendo conto della tecnologia. Oggi abbiamo il dovere di difendere Internet e il potere che la Rete concede", ha detto vestita di rosso guardando la platea senza leggere il discorso. Stop alla censura web. "Ci sono barriere e muri virtuali che vanno abbattuti, oggi, come un tempo abbiamo abbattuto i muri della repressione, e il muro di Berlino. Blog, video, messaggi, social network, hanno un ruolo fondamentale. Per diffondere verità e giustizia - ha continuato -. Ci sono pericoli, perché la Rete aperta è stata utilizzata anche da Al Qaeda per lanciare minacce contro il mondo e recrutare terroristi. E' utilizzata per pornografia e pedofilia, per rapimenti, mercati neri. Ma non serve la censura, come hanno fatto Cina, Tunisia, Arabia Saudita, Vietnam o Uzbekistan, per combattere chi usa Internet per scopi malvagi. Continueranno a esserci e dobbiamo esserne consapevoli. Dobbiamo aumentare la sicurezza, coordinare gli sforzi contro gli hacker in grado di minacciare la nostra economia, le banche online, l'e-commerce. Dobbiamo assicurare la sicurezza dei nostri network. E i paesi o gli individui che organizzeranno cyberattacchi dovranno affrontare delle conseguenze e la condanna internazionale"
"Il nostro governo - ha spiegato la Clinton - si è impegnato a promuovere la libertà di Internet. Affiancando organizzazioni private, investendo nella ricerca, nello sviluppo della tecnologia e nelle telecomunicazioni, dobbiamo migliorare le armi che già abbiamo a disposizione per garantire la sicurezza e consentire il libero accesso a tutti. Internet è utile all'economia, per la ricerca medica, per la politica, è stato fondamentale perfino nelle ultime elezioni - ha continuato sorridendo e riferendosi alla nomina di Obama -. Siamo aperti a nuove idee, Microsoft ha già cominciato a creare il 'digital doctor', ci sono banche online in Pakistan, e molte altre iniziative che siamo pronti ad accogliere, che ci aspettiamo di ricevere. Abbiamo una responsabilità. Principi come la libertà di stampa non sono solo nostri, sono valori universali. Google non deve chiudere, le autorità cinesi dovranno avviare una inchiesta, minuziosa e trasparente sui recenti casi di pirateria osservati nel paese".
Sul sito del dipartimento di Stato americano la Clinton scrive: "Per affrontare le sfide del 21esimo secolo dobbiamo usare i mezzi che lo stesso secolo ci offre. E abbiamo cominciato a farlo. Siamo stati tutti testimoni delle possibilità e di ciò che può accadere quando normali cittadini organizzano movimenti politici attraverso Twitter a Facebook, o più semplicemente scambiano idee e informazioni. Ora ci troviamo a vivere un momento storico in cui siamo in grado di utilizzare la potenzialità di queste nuove e innovative forme di diplomazia, oltre che di usarle per aiutare gli individui nel loro stesso sviluppo, nella loro evoluzione". La polemica con la Cina. L'intervento della Clinton arriva dopo che il motore di ricerca ha minacciato di chiudere in Cina, cinque anni dopo aver accettato di subire una certa censura in cambio del permesso di lavorare nell'enorme mercato emergente, denunciando di aver subito "sofisticati e molto mirati" attacchi di pirateria informatica provenienti dalla Cina. Attacchi tesi a entrare negli account di attivisti per i diritti umani cinesi. Lo stesso giorno della denuncia di Google, il 12 gennaio scorso, Hillary Clinton intervenne chiedendo a Pechino spiegazioni sugli attacchi a Google definiti "molto preoccupanti". In seguito, responsabili di Google erano stati chiamati al dipartimento di Stato per dettagliare la natura degli attacchi subiti e il dipartimento aveva trasmesso ufficialmente le sue preoccupazioni alla Cina. "Stiamo prendendo questa situazione molto seriamente, ma bisogna ricordare che il dipartimento di Stato non è il braccio diplomatico di Google", ha tenuto a precisare Ross sulla censura online.
Nei giorni che hanno preceduto l'intervento di Hillary Clinton, la Cina aveva abbassato i toni della polemica. In una dichiarazione diffusa dall'agenzia Nuova Cina, il viceministro degli Esteri He Yafei aveva sostenuto come "l'incidente di Google non deve essere legato alle relazioni tra Cina ed Usa, altrimenti si rischia di sopravvalutarlo". He aveva definito i rapporti tra i due Paesi come "fondamentalmente stabili" nel primo anno del governo del presidente Barack Obama. E ha aggiunto che "se Google o qualsiasi altra impresa straniera ha dei problemi in Cina, questi devono essere risolti in accordo con la legge cinese, e il governo cinese vuole essere di aiuto nel risolvere i loro problemi". L'augurio e l'invito agli altri Paesi. "Ci aspettiamo che i governi di altri Paesi ci seguano e si uniscano al nostro stesso impegno, che supportino il tentativo di difendere Internet e la libertà. Dobbiamo lavorare insieme, espandere la definizione di comunità globale. Dobbiamo ricostruire l'economia mondiale e difendere tutti insieme l'ambiente. Possiamo farlo solo creando un link che ci unisca", ha continuato il segretario di Stato prima di concludere il suo discorso ricordando la bambina salvata dalle macerie di Port-au-Prince grazie ai messaggi. "La piccola vivrà, crescerà e guarirà le sue ferite. A noi resta la sua immagine come simbolo di quanto sto dicendo, l'esempio che dobbiamo seguire e per il quale dobbiamo continuare a lottare". © Riproduzione riservata (21 gennaio 2010) Tutti gli articoli di Tecnologia
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L'UNITA' per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.unita.it2010-01-22 Obama: evitata una Grande Depressione, ora rilanciare l'economia "Stiamo lavorando per rilanciare l'economia americana. Gli sforzi del governo hanno aiutato a prevenire una nuova Depressione. Gli Stati Uniti erano sull'orlo di nuova Grande Depressione". Lo ha detto il presidente americano Barack Obama, annunciando nuovi limiti alle banche per evitare che diventino troppo grandi per fallire e per limitare le prese di rischio. "Anche se il sistema bancario è molto più forte oggi di quanto non fosse un anno fa, sta ancora operando secondo le stesse regole che lo hanno portato in prossimità del collasso" ha detto Obama parlando della sua proposta per limitare i rischi legati alla crescita eccessiva dei gruppi bancari e ai legami tra banche commerciali e fondi speculativi. Il presidente Usa si è inoltre appellato a riforme basate sul "buon senso" al fine di proteggere i contribuenti da future crisi finanziarie. Le nuove proposte, ha detto Obama, eviteranno che i contribuenti vengano "tenuti in ostaggio" da banche divenute troppo grandi per fallire e che costituiscono un rischio per l'intero sistema finanziario. Obama ha detto anche che agli istituti che beneficiano delle rete di salvataggio Usa non dovrebbe essere permesso tornare a un trading per profitto. "Non possiamo semplicemente tornare ai soliti affari" ha detto Obama, indicando la mecessità di frenare gli eccessi e gli abusi che hanno fatto quasi crollare il sistema finanziario. 21 gennaio 2010
Hillary Clinton striglia la Cina. Che replica: "Discorso dannoso" La Cina ha reagito con durezza alle critiche rivoltele ieri dal segretario di stato americano Hillary Clinton, che l' ha accusata di limitare il libero accesso ad Internet. In una nota pubblicata sul suo sito web, il ministero degli esteri afferma che le accuse degli Usa ''negano la realtà" e "danneggiano le relazioni tra i due paesi'' ma sottolinea che, nonostante le divergenze, Pechino è disposta a proseguire nel dialogo. La Clinton ha messo la Cina nel gruppo dei paesi che ''recentemente hanno ristretto la libertà' di Internet'' con Tunisia, Uzbekistan, Arabia Saudita e Vietnam. Il segretario di stato ha inoltre chiesto a Pechino di avviare una inchiesta, ''minuziosa'' e ''trasparente'' sui recenti casi di pirateria osservati nel paese, in particolare contro il colosso del web Google, che ha minacciato di andarsene anche a causa della censura. ''Internet in Cina e' aperto e la Cina e' il paese piu' attivo nello sviluppo di Internet'' prosegue la nota, che poi sottolinea che ''alla fine dell' anno scorso i navigatori cinesi hanno raggiunto la cifra di 384 milioni e ci sono 3,68 milioni di website e 180 milioni di blog''. ''La Cina ha la sua situazione nazionale e le sue tradizioni culturali e gestisce Internet in accordo con le sue leggi e con le pratiche internazionali...la Costituzione cinese garantisce ai cittadini la liberta' di opinione...'', aggiunge il ministero. La nota si conclude esprimendo la ''speranza'' che gli Usa ''rispettino gli impegni presi dai leader dei due paesi'' per uno sviluppo delle relazioni tra i due paesi, ''portandole in una nuova fase rafforzando il dialogo, la comunicazione e la collaborazione'' e ''affrontando i disaccordi e le difficolta' in modo appropriato''. Quella di Internet è solo l' ultima di una serie di questioni sulle quali sono emergenze divergenze dopo la visita in Cina del presidente americano Barack Obama, nel novembre scorso. I due paesi si sono scambiati accuse su temi che vanno dal commercio, alla situazione nel Tibet e alle relazioni con Taiwan. 21 gennaio 2010
Google, la Cina risponde: Internet aperta per chi rispetta la legge Due giorni dopo la minaccia espressa da Google di ritirarsi dalla Cina, Pechino risponde, dichiarandosi favorevole alle attività sul suo territorio di quelle aziende internazionali che rispettano la legge. La Cina intende accogliere "quelle operazioni conformi alla legge sulle aziende internet internazionali", ha detto il portavoce del ministero degli Esteri, Jiang Yu. "Internet in Cina è libero e il governo cinese incoraggia il suo sviluppo e si sforza di creare un ambiente favorevole", ha detto Jiang nel corso dell'appuntamento quotidiano con la stampa, aggiungendo: "La legge cinese vieta qualsiasi forma di cyber-attacco". Esasperato dagli ininterrotti attacchi di hacker "provenienti dalla Cina", il colosso informatico americano ha minacciato di interrompere tutte le operazioni nel paese asiatico. Gli attacchi avevano come obiettivi principali le caselle postali di militanti cinesi per i diritti umani. L'origine della decisione risiede negli attacchi tecnologici ricevuti negli ultimi mesi. "A metà dicembre", ha scritto Google, "abbiamo ricevuto un attacco molto sofisticato diretto alla nostra infrastruttura. L'attacco proveniva dalla Cina ed era volto a violare le caselle email di alcuni attivisti cinesi per i diritti umani. Investigando su quell'attacco, comunque fallito, abbiamo scoperto che gli account di dozzine di attivisti per i diritti umani in Cina - statunitensi, europei e cinesi - sono stati regolarmente controllati da terzi, non attraverso attacchi a Google bensì attraverso manipolazioni dirette dei loro pc". "Abbiamo preso la decisione insolita di condivedere queste notizie non solo per le implicazioni che hanno sul fronte della sicurezza e dei diritti umani ma anche perché si tratta di fatti che si inseriscono in un dibattito molto ampio riguardo la libertà di espressione", ha proseguito Google. "Abbiamo lanciato la versione cinese di Google nel 2006, fiduciosi nel fatto che un maggiore accesso alle informazioni potessero giovare ai cinesi, anche a prezzo di censurare alcuni risultati. Già allora specificammo che se non fossimo stati in grado di raggiungere quegli obiettivi non avremmo esitato a riconsiderare quell'approccio". Da qui, quindi, la decisione di cambiare strategia e voltare le spalle a Pechino. "Abbiamo deciso di non censurare più alcun risultato su Google.cn, e quindi nelle prossime settimane discuteremo un nuovo accordo con le autorità cinesi sulla base della richiesta tassativa di non applicare alcuna censura. Sappiamo che questo potrebbe comportare la chiusura definitiva di Google.cn e dei nostri uffici in Cina, e si è trattato di una decisione incredibilmente difficile", conclude la nota della società californiana. La decisione ha subito mobilitato il Dipartimento di Stato americano. Il segretario di stato americano Hillary Clinton ha affermato di "attendersi una spiegazione" dal governo cinese sulla vicenda del motore di ricerca Google, che ha minacciato di chiudere le sue operazioni in Cina. "La possibilità di operare con fiducia nel cyberspazio - ha detto Clinton - è di importanza critica in una società ed in un'economia moderne". "Ci aspettiamo una spiegazione dal governo cinese", ha concluso il segretario di Stato. 13 gennaio 2010 |
il SOLE 24 ORE per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.ilsole24ore.com2010-01-22 Obama: "Le banche lavorino con noi e non contro di noi" dal nostro corrispondente Mario Platero commenti - | Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci 21 gennaio 2010 Wall Street boccia il piano PRO / Pierre Ellis: "Una mossa per favorire il ritorno alla normalità" CONTRO / Mickey Levy: "Un grave errore che pagheremo tutti" Il comunicato della Casa bianca sulle banche (testo in inglese) Goldman, avvia la cura dimagrante ma gli stipendi restano maxi (di Andrea Franceschi) "Dai nostri archivi" I cattivi consigli della demagogia CONTRO / Mickey Levy: "Un grave errore che pagheremo tutti" PRO / Pierre Ellis: "Una mossa per favorire il ritorno alla normalità" Wall Street boccia il piano Wall Street, banche in ribasso Borse europee, timore per Atene Barack Obama ha annunciato un progetto di riforma bancaria che si propone di restringere le attività e le dimensioni delle banche americane per evitare che in futuro ci sia una banca "troppo grande per poter fallire". L'obiettivo è ambizioso: passare una riforma bancaria che torni a separare, ad esempio, in modo più netto le attività di banca commerciale da quelle di banca d'affari, per evitare che si formino posizioni di rischio pericolose per il sistema finanziario. Le banche commerciali che hanno filiali e depositi dei risparmiatori avranno anche nuovi limiti sulle percentuali dei depositi che potranno accumulare in relazione ai depositi totali del paese. E non potranno più fare il cosiddetto "propriety trading", operazioni sul mercato per conto del proprio portafoglio. Obama costringerà così importanti banche come JP Morgan Chase o Bank of America a decidere che direzione vorranno imboccare. Una potenziale rivoluzione dunque, senza che vi siano per ora dettagli specifici. E una nuova battaglia politica che il presidente ingaggerà in Congresso, dove le lobby bancarie sono fortissime. L'annuncio di Obama è giunto dopo un incontro con Paul Volcker, ex numero uno della Federal Reserve e attuale presidente dell'Economic Recovery Advisory Board della Casa Bianca. "Il sistema finanziario è più solido ora di quanto non fosse un anno fa, ma opera ancora in base alle stesse regole che lo hanno quasi portato al collasso", ha detto Obama, ribadendo che "una riforma è necessaria" e invitando i colossi del sistema finanziario a "lavorare con noi, non contro di noi". "I contribuenti americani non saranno presi in ostaggio dalle banche too big to fail", ovvero quegli istituti che, fallendo, metterebbero a rischio l'intero sistema finanziario. Se la proposta di Obama fosse approvata dal Congresso, le banche andrebbero incontro a limitazioni sulle dimensioni e la natura degli istituti, che nell'arco dell'ultimo decennio sono cresciuti a dismisura attraverso un'ondata di operazioni di consolidamento aziendale. E per chi ritiene che Obama sia debole politicamente o chi, come il Nobel Paul Krugman, minaccia di toglierli il suo appoggio, come ha ammonito oggi nel suo blog, perché il Presidente "ha una leadership debole" dovrà ricredersi. Obama promette di andare fino in fondo: "È una battaglia che sono pronto a combattere", ha detto l'inquilino della Casa Bianca puntando l'indice contro le banche e "quel genere di irresponsabilità che rende questa riforma necessaria". Possiamo credergli perché per lui è ormai una questione di sopravvivenza politica: questa battaglia diventa centrale per Obama perché ha un risvolto populista. Ed il populismo è l'unica arma con cui il Presidente può cercare di ricollegare la sua credibilità politica con l'opinione pubblica. Nello specifico, la proposta del presidente, che ha in questo senso accolto un suggerimento di Volcker, vieterebbe alle banche commerciali e alle società che controllano banche di possedere o investire in hedge fund e private equity. Inoltre sarebbero limitate le dimensioni di ogni istituto finanziario in relazione all'intero settore: sarebbe rivisto l'attuale limite del 10% sulla quota di depositi totali che ogni banca può detenere. "Stiamo facendo tutto il possibile per riportare il paese in carreggiata. Assisto al ritorno al vecchio modo di condurre gli affari, vedo banche riportare profitti record ma allo stesso tempo dire di non potere concedere prestiti alle piccole imprese, sento dire alle banche che non possono restituire i prestiti del Governo. Per questo sono sempre più risoluto a portare avanti questa riforma". Tra le banche coinvolte ci potrebbero essere Wells Fargo, Bank of America, JpMorgan Chase, che controllano ampie fette dei depositi americani, ma anche Goldman Sachs, Morgan Stanley e Citigroup, autentici moloch di Wall Street. 21 gennaio 2010
PRO / Pierre Ellis: "Una mossa per favorire il ritorno alla normalità" di Marco Valsania commenti - | Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci 22 gennaio 2010 "Dai nostri archivi" MERCATI E REGOLE / Il pentimento del Maestro Obama: "Le banche lavorino con noi e non contro di noi" I cattivi consigli della demagogia CONTRO / Mickey Levy: "Un grave errore che pagheremo tutti" Wall Street, banche in ribasso Borse europee, timore per Atene Non sarà perfetta, ma è un'idea buona, con obiettivi condivisibili. Quelli di riportare il settore finanziario e i mercati alla normalità, di sbarazzarsi del concetto, quello sì pericoloso, del "too big too fail", la banca troppo grande perché il governo possa lasciarla fallire. E di spronare una più oculata gestione del rischio, ispirata alla vecchia (ma sempre valida) idea di tenere separate attività di banca commerciale e banca d'investimento. È questa l'opinione di Pierre Ellis, veterano di Wall Street, senior economist della Decision Economics, davanti alle ultime proposte di Barack Obama. La nuova offensiva non le pare troppo aggressiva? No, è sofisticata, tanto è vero che ha l'appoggio di Paul Volcker. Certo, risponde alla rabbia popolare e pupulista contro le banche, affiorata anche nelle elezioni del Massachusetts. Ma si propone di mettere al bando autentiche e insostenibili distorsioni, quelle del too big too fail, gli istituti che corrono rischi a carico del contribuente. E drenerà liquidità in eccesso e artificiale dai mercati. Risultato? Un mercato che ritorna con i piedi per terra. Una struttura finanziaria in miglior salute in futuro. E un ridotto costo potenziale a carico del contribuente. Insomma una finanza soggetta a cambiamenti salutari, costruttivi e realistici. Le restrizioni non danneggeranno le banche? Limitando il "proprietary trading" frenerà il potenziale innovativo, nella finanza, delle banche commerciali. Ma le società che vorranno immagino che potranno riorganizzarsi, scorporando le attività che intendono correre maggiori rischi. Queste dovranno però accettare, giustamente, costi più elevati nel raccogliere i capitali e la perdita di garanzie pubbliche. Si potrebbe ipotizzare, cioè, un recupero soft delle barriere del Glass Steagall Act nella finanza. Quali sono le probabilità che una riforma finanziaria sia approvata? Ci saranno resistenze nel settore finanziario e da parte di chi crede in mercati perfetti. Le misure di fondo prospettate, però, mi appaiono necessarie. Le banche hanno avuto la vita troppo facile. Questo non significa che non ci sia il rischio di esagerare: più che dalla riforma proposta, però, deriva dal clima politico, da crociate contro i banchieri che se continuano potrebbero generare contrazioni troppo pronunciate nel settore finanziario con danni per tutti. 22 gennaio 2010
CONTRO / Mickey Levy: "Un grave errore che pagheremo tutti" di Marco Valsania commenti - | Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci 22 gennaio 2010 "Dai nostri archivi" Obama: "Le banche lavorino con noi e non contro di noi" I cattivi consigli della demagogia Diario di un crack e dei suoi segreti PRO / Pierre Ellis: "Una mossa per favorire il ritorno alla normalità" Wall Street boccia il piano Un tuffo nel passato. Un colpo di spugna sul conglomerato finanziario. E sulle teorie che da decenni ci dicono quanto le istituzioni finanziarie, con i loro interventi sul mercato e con la loro predisposizione ad operare sempre più come un "supermercato" dove si trova di tutto, contribuiscono ad eliminare le inefficenza di mercato. Da ieri, con l'annuncio di Obama per la separazione delle attività di banche d'affari da quelle di banche commerciali il lungo cammino verso "l'emancipazione" potrebbe essere tornato bruscamente al punto di partenza, come nel gioco dell'oca. Mickey Levy, capo economista di Bank of America, una delle banche che più di ogni altra sarà colpita dall'annuncio del Presidente Obama, è intellettualmente contrario a quel che ha deciso il Presidente. E ci tiene a sottolineare intellettualmente, perché….? "Beh, intanto perché mi trovo in una situazione delicata visto che lavoro per una banca, ma il mio pensiero è personale, da economista. Non c'è dubbio che c'erano molti problemi nella regolamentazione attuale. Ma i problemi non si risolvono così. Secondo me Obama ha commesso un errore per il quale pagheremo tutti". Tutti o le banche come la sua che dovranno, immagino, vendere acquisti peraltro dolorosi come Merrill Lynch Tutti, tutti. Capisco le intenzioni del Presidente e le sue preoccupazioni per il rischio di eccessive esposizioni, ma ci sono altri modi per raggiungere lo stesso obiettivo. Ad esempio? Ad esempio con l'introduzione di regole mirate che stabiliscano nuovi rapporti fra capitale e posizioni di investimento o di indebitamento. Si possono aumentare i rapporti ma non proibire le attività, questo è brutto. Con le regole più pesanti toccherà poi a ciascuna banche se gli conviene o meno fare questa o quella operazione, ma la decisione è possibile, il mercato resta aperto e la possibilità di liquidità teorica disponibile per finanziare operazioni o sottoscrizioni di mercato presente. Eppure in passato le banche hanno peccato di eccessi imperdonabili, questo almeno me lo conceda. Hanno sbagliato? Sì hanno sbagliato. Ma ora sembra che abbiano sbagliato solo le banche. E questo è grave. Non ha forse sbagliato la Federal Reserve a lasciare i tassi di interesse troppo bassi troppo a lungo? Non ha forse sbagliato il Congresso a incoraggiare i prestiti subprime e a chiedere a Fannie Mae e Freddie Mac di sottoscriverli? Hanno sbagliato tutti ma qui si mette all'indice il sistema bancario. Gravissimo, perché a pagare saraà poi l'economia, in termini di inefficenze e di crescita economica. E questa non è una minaccia, è un pronostico. 22 gennaio 2010
President Obama Calls for New Restrictions on Size and Scope of Financial Institutions to Rein in Excesses and Protect Taxpayers WASHINGTON, DC- President Obama joined Paul Volcker, former chairman of the Federal Reserve; Bill Donaldson, former chairman of the Securities and Exchange Commission; Congressman Barney Frank, House Financial Services Chairman; Senator Chris Dodd, Chairman of the Banking Committee and the President's economic team to call for new restrictions on the size and scope of banks and other financial institutions to rein in excessive risk taking and to protect taxpayers. The President’s proposal would strengthen the comprehensive financial reform package that is already moving through Congress. "While the financial system is far stronger today than it was a year one year ago, it is still operating under the exact same rules that led to its near collapse," said President Barack Obama. "My resolve to reform the system is only strengthened when I see a return to old practices at some of the very firms fighting reform; and when I see record profits at some of the very firms claiming that they cannot lend more to small business, cannot keep credit card rates low, and cannot refund taxpayers for the bailout. It is exactly this kind of irresponsibility that makes clear reform is necessary." The proposal would: 1. Limit the Scope - The President and his economic team will work with Congress to ensure that no bank or financial institution that contains a bank will own, invest in or sponsor a hedge fund or a private equity fund, or proprietary trading operations unrelated to serving customers for its own profit. 2. Limit the Size - The President also announced a new proposal to limit the consolidation of our financial sector. The President’s proposal will place broader limits on the excessive growth of the market share of liabilities at the largest financial firms, to supplement existing caps on the market share of deposits. In the coming weeks, the President will continue to work closely with Chairman Dodd and others to craft a strong, comprehensive financial reform bill that puts in place common sense rules of the road and robust safeguards for the benefit of consumers, closes loopholes, and ends the mentality of "Too Big to Fail." Chairman Barney Frank’s financial reform legislation, which passed the House in December, laid the groundwork for this policy by authorizing regulators to restrict or prohibit large firms from engaging in excessively risky activities. As part of the previously announced reform program, the proposals announced today will help put an end to the risky practices that contributed significantly to the financial crisis.
Presidente chiede Obama per nuove restrizioni sulle dimensioni e della portata delle istituzioni finanziarie di Rein in eccessi e la protezione dei contribuenti WASHINGTON, DC-presidente Obama si è iscritto a Paul Volcker, ex presidente della Federal Reserve, Bill Donaldson, ex presidente della Securities and Exchange Commission, Barney Frank, House Financial Services Chairman; il senatore Chris Dodd, presidente della commissione bancaria e del Presidente team economica per chiedere nuove restrizioni sulle dimensioni e la portata delle banche e altri istituti finanziari per frenare l'assunzione di rischi eccessivi e per proteggere i contribuenti. La proposta del Presidente si rafforzerebbe il pacchetto globale di riforma finanziaria che si sta già muovendo attraverso il Congresso. "Mentre il sistema finanziario è di gran lunga più forte rispetto a quello di un anno un anno fa, è ancora operativo in base alle norme esattamente le stesse che hanno portato alla sua caduta vicino", ha detto il presidente Barack Obama. "La mia volontà di riformare il sistema è solo rafforzata quando vedo un ritorno a vecchie pratiche presso alcune delle imprese di combattimento molto la riforma, e quando vedo profitti record a una parte delle imprese molto sostenendo che essi non possono dare di più per le piccole imprese, non può mantenere i tassi di carta di credito a basso, e non può rimborsare i contribuenti per il salvataggio. E 'esattamente questo tipo di irresponsabilità che rende chiara la riforma è necessaria ". La proposta sarebbe: 1. Limitare la portata - Il Presidente e il suo team economici lavoreranno con il Congresso per garantire che nessuna banca o istituzione finanziaria che contiene una banca propria volontà, o sponsor investire in un hedge fund o di un fondo di private equity, o di operazioni di negoziazione per conto proprio ed estranei a servire i clienti per il proprio profitto. 2. Limitare le dimensioni - Il Presidente ha inoltre annunciato una nuova proposta per limitare il consolidamento del nostro settore finanziario. La proposta del Presidente porrà limiti più ampia sulla eccessiva crescita della quota di mercato delle passività a maggiori imprese finanziarie, per integrare tappi esistenti sulla quota di mercato dei depositi. Nelle prossime settimane, il presidente continuerà a lavorare a stretto contatto con il presidente Dodd e altri di costruire una forte e completa legge di riforma finanziaria che mette in atto le norme di buon senso della strada e le garanzie solide per il beneficio dei consumatori, si chiude scappatoie, e finisce la mentalità del "too big to fail". normativa Chairman Barney Frank's riforma finanziaria, che passò alla Camera nel mese di dicembre, ha gettato le basi per questa politica, che autorizza le autorità di regolamentazione per limitare o vietare le grandi imprese di impegnarsi in attività troppo rischiose. Come parte del programma, già annunciato la riforma, le proposte annunciate oggi contribuire a porre fine alle pratiche a rischio che hanno contribuito in modo significativo alla crisi finanziaria.
La contesa Google-Cina diventa un caso diplomatico commenti - | Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci Dalla Clinton duro attacco alla Cina per le restrizioni alla libertà online "Dai nostri archivi" Dalla Clinton duro attacco alla Cina per le restrizioni alla libertà online Tra Google e Cina spunta Obama Il nodo del cambio dollaro-yuan nell'agenda di Hillary in Cina DOPO COPENHAGEN / Europa e Usa a nozze sulla CO2 Clinton in Asia. Cina al centro della prima missione La querelle Google-Cina rischia di diventare un caso diplomatico. Alle parole del segretario di Stato americano Hillary Clinton, che ha duramente attaccato la censura ad internet adottata dal governo cinese, ha oggi risposto il portavoce del ministero degli Etseri, Ma Zhaoxu, che ha definito il discorso "contrario alla realtà" e dannoso per le relazioni tra Cina e Stati Uniti. La polemica, nata dai continui hackeraggi al servizio mail di Google (che aveva poi minacciato di lasciare il paese asiatico) era stata rinfocolata dalla Clinton, che aveva chiesto a Pechino di condurre un'inchiesta "trasparente e approfondita" sugli attacchi informatici. "I Paesi che limitano il libero accesso alle informazioni o violano i diritti basilari degli utenti di Internet rischiano di tagliarsi fuori dal progresso del secolo" aveva affermato il Segretario di Stato, che ha minacciato "conseguenze" per chi minaccia il cyberspazio. "Gli Stati Uniti - ribatte il portavoce del ministero degli Etseri - hanno criticato il modo in cui la Cina gestisce Internet e insinuato che ne restringe la libertà. Chiediamo agli Stati Uniti di rispettare i fatti e smettere di utilizzare la cosiddetta libertà su Internet per formulare accuse senza fondamento alla Cina".
Dalla Clinton duro attacco alla Cina per le restrizioni alla libertà online di Marco Valsania commenti - | Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci 22 dicembre 2010 "Dai nostri archivi" La contesa Google-Cina diventa un caso diplomatico Tra Google e Cina spunta Obama DOPO COPENHAGEN / Europa e Usa a nozze sulla CO2 Il nodo del cambio dollaro-yuan nell'agenda di Hillary in Cina La grande corsa della mobilitazione Una nuova Cortina di Ferro sta calando su mondo. È una barriera che minaccia di oscurare l'informazione e internet. La denuncia è venuta dal segretario di stato americano, Hillary Clinton, che ieri ha trasformato l'austostrada elettronica, la sua sicurezza e la sua libertà, in una priorità di politica estera per gli Stati Uniti. Hillary Clinton non poteva scegliere un luogo più adatto per la nuova crociata, che ha preso di mira paesi che vanno dalla Cina all'Iran per le restrizioni sulle nuove frontiere dell'informazione: il Newseum di Washington, il Museo del giornalismo nella capitale. "Noi siamo fermamente per un unico internet, dove l'intera umanità abbia eguale accesso al sapere e alle idee", ha detto. E contro chi promuove attacchi cibernetici ha chiesto l'intervento della comunità globale. "In un mondo interconnesso, un attacco ai network di un paese - ha sostenuto - è un attacco a tutti. Paesi o individui che conducono attacchi cibernetici dovrebbero fare i conti con la condanna internazionale". Le barriere all'autostrada elettronica, il Muro di Berlino su Internet, diventano a tutti gli effetti violazioni della Dichiarazione Universale dei Diritti umani. La Cina, dove Google ha denunciato atti di pirateria e possibile spionaggio ai danni di dissidenti, è stata al centro delle preoccupazioni della Clinton. Il ministro ha chiesto alle autorità di Pechino di "condurre una approfondita inchiesta sulle intrusioni nel cyberspazio" riportate dalla società. Non solo: ha invitato Pechino anche alla "trasparenza nelle indagini e nelle loro conclusioni". Malgrado gli annunci roboanti per l'amministratore delegato di Google Eric Schmidt ha affermato che è ancora in trattative con il governo cinese e per questo sta ancora filtrando i siti web sgraditi a Pechino. Schimdt lo ha detto spiegando però "in un arco di tempo ragionevolmente breve ci saranno dei cambiamenti". Google, il 12 gennaio, aveva minacciato di abbandonare la Cina davanti alla scoperta che la sicurezza dei suoi servizi era stata compromessa, grazie a server infetti da virus, mettendo a rischio e-mail di critici di Pechino e militanti di diritti umani. La società controlla un terzo del mercato dei motori di ricerca in Cina, il paese che ha il più alto numero di utenti online al mondo, 350 milioni. E teme che alle spalle delle operazioni di pirateria possano esserci i servizi segreti. Google aveva immediatamente annunciato che avrebbe cessato di collaborare con le autorità di Pechino sulla censura, un obbligo nel paese, dimostrando di fare sul serio con la minaccia di ritirarsi. Un'altra trentina di società high-tech sarebbe stata vittima di simili attacchi informatici. L'amministrazione Obama, Clinton in testa, aveva già espresso solidarietà a Google e chiesto chiarimenti alle autorità cinesi. Ieri ha però lanciato un appello più forte: ha indicato che internet ha generato enormi progressi in Cina. E aggiunto che chi lo ostacola rischia di "chiudere la porta ai progressi del prossimo secolo". Accanto a Cina e Iran, il ministro ha citato altri paesi tra quelli che censurano la rete globale e perseguitano i blogger: dall'Arabia Saudita all'Egitto, dalla Tunisia all'Uzbekistan e al Vietnam. Da Pechino ieri la risposta è arrivata anzitutto sotto forma di inviti a evitare escalation della tensione quando si tratta di internet. Il viceministro degli Esteri, He Yafei, ha dichiarato che "l'incidente di Google non deve essere legato alle relazioni bilaterali, altrimenti si rischiano eccessi". Clinton, nel suo inno alle libertà online, ha affrontato anche i nuovi dilemmi posti per tutti dalle nuove tecnologie, i loro vantaggi e i loro pericoli. Ha ricordato come i text message abbiano portato al salvataggio di haitiani intrappolati dalle macerie del terremoto. Come abbiano consentito di raccogliere 25 milioni di dollari in aiuti per la nazione caraibica. E come la comunicazione in rete possa promuovere la trasparenza e la democrazia. Ma ha ammesso che del web possono "impadronirsi" terroristi di al-Qaeda e regimi autoritari impegnati nella repressione. Simili dilemmi, ha però ammonito, non possono giustificare "violazioni sistematiche dei diritti e della privacy di chi usa internet per fini politici pacifici". Per difendere il web, gli Stati Uniti rilanceranno una Global Internet Freedom Task Force. E, ha aggiunto Clinton, continueranno a sollecitare le società americane a mettere in discussione richieste di censura da parte di governi stranieri. 22 dicembre 2010 |
President Obama Calls for New Restrictions on Size and Scope of Financial Institutions to Rein in Excesses and Protect Taxpayers
WASHINGTON, DC- President Obama joined Paul Volcker, former chairman of the Federal Reserve; Bill Donaldson, former chairman of the Securities and Exchange Commission; Congressman Barney Frank, House Financial Services Chairman; Senator Chris Dodd, Chairman of the Banking Committee and the President's economic team to call for new restrictions on the size and scope of banks and other financial institutions to rein in excessive risk taking and to protect taxpayers. The President’s proposal would strengthen the comprehensive financial reform package that is already moving through Congress. "While the financial system is far stronger today than it was a year one year ago, it is still operating under the exact same rules that led to its near collapse," said President Barack Obama. "My resolve to reform the system is only strengthened when I see a return to old practices at some of the very firms fighting reform; and when I see record profits at some of the very firms claiming that they cannot lend more to small business, cannot keep credit card rates low, and cannot refund taxpayers for the bailout. It is exactly this kind of irresponsibility that makes clear reform is necessary."
The proposal would: 1. Limit the Scope - The President and his economic team will work with Congress to ensure that no bank or financial institution that contains a bank will own, invest in or sponsor a hedge fund or a private equity fund, or proprietary trading operations unrelated to serving customers for its own profit. 2. Limit the Size - The President also announced a new proposal to limit the consolidation of our financial sector. The President’s proposal will place broader limits on the excessive growth of the market share of liabilities at the largest financial firms, to supplement existing caps on the market share of deposits. In the coming weeks, the President will continue to work closely with Chairman Dodd and others to craft a strong, comprehensive financial reform bill that puts in place common sense rules of the road and robust safeguards for the benefit of consumers, closes loopholes, and ends the mentality of "Too Big to Fail." Chairman Barney Frank’s financial reform legislation, which passed the House in December, laid the groundwork for this policy by authorizing regulators to restrict or prohibit large firms from engaging in excessively risky activities.
As part of the previously announced reform program, the proposals announced today will help put an end to the risky practices that contributed significantly to the financial crisis. |
Presidente chiede Obama per nuove restrizioni sulle dimensioni e della portata delle istituzioni finanziarie di Rein in eccessi e la protezione dei contribuenti WASHINGTON, DC-presidente Obama si è iscritto a Paul Volcker, ex presidente della Federal Reserve, Bill Donaldson, ex presidente della Securities and Exchange Commission, Barney Frank, House Financial Services Chairman; il senatore Chris Dodd, presidente della commissione bancaria e del Presidente team economica per chiedere nuove restrizioni sulle dimensioni e la portata delle banche e altri istituti finanziari per frenare l'assunzione di rischi eccessivi e per proteggere i contribuenti. La proposta del Presidente si rafforzerebbe il pacchetto globale di riforma finanziaria che si sta già muovendo attraverso il Congresso. "Mentre il sistema finanziario è di gran lunga più forte rispetto a quello di un anno un anno fa, è ancora operativo in base alle norme esattamente le stesse che hanno portato alla sua caduta vicino", ha detto il presidente Barack Obama. "La mia volontà di riformare il sistema è solo rafforzata quando vedo un ritorno a vecchie pratiche presso alcune delle imprese di combattimento molto la riforma, e quando vedo profitti record a una parte delle imprese molto sostenendo che essi non possono dare di più per le piccole imprese, non può mantenere i tassi di carta di credito a basso, e non può rimborsare i contribuenti per il salvataggio. E 'esattamente questo tipo di irresponsabilità che rende chiara la riforma è necessaria ". La proposta sarebbe: 1. Limitare la portata - Il Presidente e il suo team economici lavoreranno con il Congresso per garantire che nessuna banca o istituzione finanziaria che contiene una banca propria volontà, o sponsor investire in un hedge fund o di un fondo di private equity, o di operazioni di negoziazione per conto proprio ed estranei a servire i clienti per il proprio profitto. 2. Limitare le dimensioni - Il Presidente ha inoltre annunciato una nuova proposta per limitare il consolidamento del nostro settore finanziario. La proposta del Presidente porrà limiti più ampia sulla eccessiva crescita della quota di mercato delle passività a maggiori imprese finanziarie, per integrare tappi esistenti sulla quota di mercato dei depositi. Nelle prossime settimane, il presidente continuerà a lavorare a stretto contatto con il presidente Dodd e altri di costruire una forte e completa legge di riforma finanziaria che mette in atto le norme di buon senso della strada e le garanzie solide per il beneficio dei consumatori, si chiude scappatoie, e finisce la mentalità del "too big to fail". normativa Chairman Barney Frank's riforma finanziaria, che passò alla Camera nel mese di dicembre, ha gettato le basi per questa politica, che autorizza le autorità di regolamentazione per limitare o vietare le grandi imprese di impegnarsi in attività troppo rischiose. Come parte del programma, già annunciato la riforma, le proposte annunciate oggi contribuire a porre fine alle pratiche a rischio che hanno contribuito in modo significativo alla crisi finanziaria. |
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